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Trump: rischio escalation? Si punta su indici e barriere profonde

Ottimo bilanciamento per questo Memory Cash Collect ISIN IT0006766858 su Euro Stoxx 50, Nikkei 225 e Nasdaq 100. Paga 6,2% annuo e sfoggia barriere profonde al 50%

gli indici di borsa

Trump non delude mai le attese e a pochi giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca ha avviato, come ci aspettavamo un po’ tutti, una politica di escalation su larga scala innervosendo i mercati. Tanto che l’S&P 500 è entrato in una fase laterale poco sopra i 5.800 punti. Insomma, l’atteggiamento degli operatori di borsa evidenzia un certo nervosismo e appare di preparazione a qualsiasi scenario.

Da dire che dopo due anni di forte corsa dei mercati azionari globali e forse il caso di chiedersi se non possa convenire spostare parte del proprio portafoglio verso soluzioni d’investimento più resilienti a improvvise ondate di volatilità. Proprio per questo vi presentiamo un certificato che strizza l’occhio a chi vuole investire sull’equity ma abbassando il rischio tipico associato a questa asset class. Ci riferiamo al certificato d’investimento di Marex ISIN IT0006766858 a barriere profonde su tre indici globali efficienti: Euro Stoxx 50, Nasdaq 100 e Nikkei 225. Tre indici che storicamente ci hanno abituato a vedere battere sempre nuovi massimi. Il certificato vanta barriere a scadenza al 50% (che andremo a vedere dove cadono) e un premio trimestrale del 1,55% (6,2% annuo) con memoria e condizionato ad una barriera al 50%. Non di poco conto anche il meccanismo di step down sul rimborso anticipato. Perché la maturity del prodotto è di 5 anni, ma dopo dodici mesi di vita, a gennaio 2026 il prodotto potrà andare in rimborso anticipato automatico (autocall) con trigger discendente del 2,5% trimestrale a partire naturalmente dal 100% dello strike fino ad arrivare al 62,5% degli strike a ottobre 2029. Un prodotto dunque studiato per abbassare il rischio del portafoglio equity e la sua volatilità. Ottimo per chi intende sviluppare strategie di equity substitution.

Come sempre contestualizziamo l’idea d’investimento prima di approfondirla nei dettagli.

Trump: parte l’escalation. I mercati si agitano

A pochi giorni dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, gli investitori si trovano in balia delle dichiarazioni forti del Tycoon. Negli ultimi giorni, infatti, è un susseguirsi di dichiarazioni e indiscrezioni riportate dalla stampa. Si parte dagli ultimi post “folcloristici” su Truth dove Donald Trump ha pubblicato una mappa in cui il Canada è parte degli Stati Uniti, ribadendo le mire espansionistiche rilanciate più volte negli ultimi giorni nei confronti del vicino, oltre che della Groenlandia e del Canale di Panama, a quelle ben più importanti per i mercati su dazi e Powell.

L’ultima è infatti che Trump sarebbe pronto a dichiarare lo stato di emergenza per poter avere mano libera e decidere da solo sui dazi, senza ricorrere al congresso. Un tema strategico per i mercati perché un eventuale guerra dei dazi avrebbe riscontri pericolosissimi per l’equity. Infatti, ci sarebbe un boost ai prezzi delle materie prime, con un forte rialzo dell’inflazione e a cascata dei rendimenti obbligazionari. Cosa che parzialmente il mondo dei bond sta già prezzando. Come sappiamo bene, tassi in forte rialzo sono tossici per il mercato dell’equity. Tra l’altro, gli ultimi dati ISM servizi USA non hanno aiutato, essendo usciti molto forti e migliori delle attese. Il timore è quindi che la forza dell’economia USA, abbinata alle politiche di Trump, possa provocare forti pressioni inflazionistiche, tali da portare la Fed a rivedere pesantemente le sue intenzioni di ridurre il costo del denaro. Non a caso, dopo il primo taglio da 50 bp a settembre dello scorso anno e un altro fatto a dicembre, Powell ha freddato i toni dicendo che bisognerà andare cauti per il 2025. Dichiarazioni odiose per Trump e difficilmente digeribili dai mercati che ora prezzano un solo taglio per quest’anno, e per lo più nella seconda parte del 2025.

Powell di troppo

Non solo, altre indiscrezioni riportano che i consiglieri di Trump stiano già studiando la lista dei successori di Powell, il quale è colpevole, agli occhi di Trump, di aver rallentato sul tema taglio tassi. Il messaggio chiaro per i membri Fed, potenziali candidati al ruolo nel 2026, è che è bene che si allineino alle sue indicazioni, altrimenti saranno depennati dai candidati a quel ruolo ambito.

Dichiarazioni forti a cui Trump ci ha abituato. Sarà da capire poi che cosa effettivamente di quanto dichiarato realizzerà. Come sappiamo, infatti, il tycoon fa la voce grossa per poi arrivare da una posizione di forza quando si tratterà di mediare con le varie controparti.

Che cosa aspettarsi nelle prossime settimane? Molta imprevedibilità e turbolenza sui mercati. Tassi ancora un po’ più alti e dollaro sotto pressione. Borse che potrebbero risentire di questo rialzo dei tassi anche perché il posizionamento sul mercato USA di istituzionali e privati è già alto e nei prossimi mesi dovrebbe venire meno l’impatto positivo dei buyback delle società USA, visto che a fine gennaio e febbraio saranno vietati i buy-back per il black-out period delle trimestrali.

Insomma, diverse incognite all’orizzonte e la possibilità che vi sia un mercato nei prossimi mesi più nervoso e burrascoso sembra molto probabile. La fase di scontro iniziale, infatti, tra Trump e i diversi partner globali potrebbe generare incertezza e forte volatilità sui mercati. Non dimentichiamoci poi anche le tensioni geopolitiche sempre presenti, a cui si aggiungono anche quelle politiche con diversi governi “saltati” negli ultimi mesi.

Il certificato per affrontare le intemperie dell’era Trump

Per tutte queste ragioni il certificato ISIN IT0006766858 di Marex sugli indici globali è un’ottima soluzione di equity substitution per tutti quegli investitori che vogliono mantenere posizione sull’equity, ma sono anche consapevoli che una riduzione del rischio in questa fase ha senso. Di fatto con questo certificato si estrae rendimento dal mercato riducendo però parecchio il rischio tipico dell’investimento in equity, tramite titoli o tramite ETF su indici.

Il prodotto puntando su barriere molto profonde al 50% su tre indici di per sé poco volatili e molto efficienti vede un rendimento inferiore a tanti prodotti su indici ma riesce comunque a raggiungere l’obiettivo tipico dei cash collect, ovvero quello di realizzare yield enhancement. Infatti, con un rendimento a 5 anni comunque superiore a quello di un Titolo di Stato italiano di pari maturity (3% lordo, 2,6% netto per il BTP e 6,2% lordo e 4,6% netto per il certificato), il prodotto di Marex riesce a generare valore per la parte del portafoglio cedolare. Tra l’altro il divario di rendimento con il mercato obbligazionario si allarga in termini di rendimento, se l’investitore ha anche minusvalenze. In tal caso, infatti, il 6,2% annuo del certificato sarà netto, proprio grazie alla maggiore efficienza fiscale dei certificati. Dall’altra parte ovviamente, il confronto può essere solo lato rendimento perché il rischio associato al bond sarà sempre minore.

Tre indici efficienti: Nasdaq 100, Euro Stoxx 50, Nikkei 225

Facciamo notare poi che la scelta dei tre indici è molto interessante. Abbiamo visto diversi certificati su indici dare rendimenti intorno al 8% senza problemi, ma attenzione. Quasi sempre si tratta di 4 indici, cosa che di per sé accresce notevolmente il rischio rispetto ad un basket di tre indici. Tra gli indici inseriti spesso vi sono indici molto più rischiosi, come possono essere quelli su mercato cinese o brasiliano, oppure i select dividend che sono poco efficienti. Quando inseriti in un certificato non pagano l'alto dividendo all'investitore, che invece viene staccato dal prezzo e impatta la performance dell'indice, con il rischio alla lunga, soprattutto in fasi di bear market, di avvicinare i prezzi alle barriere, ben più degli indici efficienti. Talvolta ci sono dei decrement che di fatto staccano dal prezzo un dividendo sintetico che rema contro l’investitore avvicinando il prezzo alla barriera. Barriere che spesso sono poi al 60% su queste combo.

Qui invece si parla di tre indici storicamente orientati al rialzo, con barriere profondissime se si considerano i livelli di volatilità implicita ad un anno bassissima che li caratterizzano:

  • 15,5% per l’Euro Stoxx 50
  • 19% per il Nikkei 225
  • 20,1% per il Nasdaq 100

Una barriera al 50% è assolutamente sensata. Tra l’altro, Nikkei 225 e Nasdaq 100 sono anche molto correlati (0,7), mentre i due indici con l’Euro Stoxx 50 un po’ meno (intorno allo 0,5). Anche questo comunque è un elemento da considerare. Più dei sottostanti sono correlati (livello chiave è sopra 0,65) e minore è il rischio del basket.

Interessante guardare anche graficamente dove cadono le barriere. Tra i tre indici, quello più laterale, su trend di lunghissimo corso è l’Euro Stoxx 50. Ora, pur ricordando che il certificato fisserà gli strike questa sera, possiamo inserire delle barriere provvisorie per fare dei ragionamenti a partire dai prezzi di chiusura di ieri sera. Non sarà precisissimo ma comunque ci da indicazioni importanti. Per l’Euro Stoxx 50 una barriera 50% significa tornare in area 2.500 punti, livello sotto il bear market del 2022 e sfiorato nel 2020 col covid. Di fatto bisogna tornare al lontano 2012 per trovare questo livello che rappresenta per l’indice una zona di bottom toccata raramente.

Il Nikkei 225 e il Nasdaq come dicevamo sono tra loro più correlati ed efficienti, correndo al rialzo con ritmo decisamente più importante del gemello europeo.

Per il Nasdaq 100 una barriera al 50% implica un ritorno a poco più di 10.000 punti (10.590 punti), livello sotto i minimi covid che rappresenta ora un mega supporto statico anche in situazioni di eventuali cigni neri.

Per il Nikkei 225 invece la barriera al 50% riporterebbe i corsi a 20.000 punti, sempre in zona minimi covid e su uno sparti acque importanti. Infatti i 20.000 punti rappresentano un livello tecnico strategico in quanto fu per tantissimi anni la soglia di resistenza invalicabile, infranta a cavallo tra il 2017 e il 2018 e che oggi funge da mega supporto statico di lunghissimo corso.

Insomma, il prodotto ci sembra ottimo per chi vuole navigare sull’equity abbassando il rischio di portafoglio e la volatilità, perché avendo dei delta bassi soprattutto all’inizio della vita del prodotto, un calo modesto degli indici non sarà lineare sul certificato che quindi manterrà un prezzo più stabile rispetto agli ETF sui tre indici.

Le caratteristiche del prodotto in breve

Ricapitolando il funzionamento, il certificato ISIN IT0006766858 di Marex ha come sottostanti il Nikkei 225, l’Euro Stoxx 50 e il Nasdaq 100. La barriera per il rimborso a scadenza del capitale è al 50% (gennaio 2030), così come quella per i premi. Le cedole sono del 1,55% trimestrali con memoria (6,2% annuo), ovvero 15,5 euro a certificato che sarà emesso con valore nominale di 1.000 euro. Il certificato presenta anche la possibilità di rimborso anticipato step down a partire da gennaio 2026, con trigger discendente del 2,5% ogni trimestre (dal 100% fino al 62,5%).

A scadenza il prodotto rimborsa il nominale se i tre indici non hanno perso più del 50%. Altrimenti, come tutti i Memory Cash Collect, pagano la performance del peggiore. Se un indice avrà perso il 60%, ad esempio, il certificato rimborserà 400 euro a prodotto.

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